Ri-calcolo percorso

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a cura di Lapo Simeoni


Vernissage sabato 7 maggio ore 18:00

Cosa si nasconde dietro il segno per Paolo Scarfone?
Il suo lavoro non può essere tradotto se non si arriva ad analizzare la radice del suo pensiero.
Un pensiero perpetuo e costante sull’incapacità dell’uomo di raggiungere il tempo infinito: ogni segno, ogni gesto, ogni opera viva diventano oggetto di catalogazione e riflessione falsata. Ma se poniamo un collegamento tra pensiero e misurazione dello stesso, durante la sua creazione, ci troviamo di fronte a studi che svelano il tempo ed il suo rapporto con l’arte. La fragilità della materia utilizzata diventa un pretesto per calcolare e valorizzare la delicatezza dell’esistenza, in questa fitta e complessa trama cartacea composta di segno e di sogno infinito.


Paolo Scarfone è nato nel 1989 a Catanzaro. 
Il senso di appartenenza alla propria terra, i ricordi dei luoghi dell’infanzia, il legame che lega questo sentimento alla distanza che oramai sussiste con la dimensione contemporanea della sua vita, sono la fonte principale dal quale scaturisce il senso profondo dei suoi lavori.
Un lavoro che ha una doppia anima e che trova la giusta dimensione negli studi all’Accademia delle Belle Arti di Roma. Infatti, è nel laboratorio della carta, con i docenti Laura Salvi e Riccardo Ajossa, che queste suggestioni troveranno la loro giusta dimensione e incominceranno a germinare.
Paolo Scarfone parlando della carta dice “La carta nei miei lavori non è solo supporto ma parte centrale, è la verità del paesaggio, della materia e dell’importanza di un processo che richiede tempo”. Ecco allora che i cardini del suo lavoro sono caratterizzati dalla commistione di tecniche secolari e dall’uso di tecniche moderne e contemporanee.
La carta, fatta a mano con la procedura delle cartiere italiane del ‘600, e la stampa ink-jet, mettono a confronto un rapporto di complementarietà tra un senso di appartenenza alla terra e alla tecnologia. Si sente il calore del sole e il profumo del mare di calabria ma immediatamente si avverte un sapore metallico del contemporaneo.
Paolo Scarfone lavora sulla condizione dell’essere umano odierno e sulle sue possibilità di comunicazione odierne, inserito in un meccanismo di virtualizzazione della vita e il conseguente bombardamento di immagini che, non esperite ma solo apprese, si riducono a mere informazioni vuote. La gestualità che la lavorazione del materiale richiede, racconta una storia che asseconda le dilatazioni temporali ormai completamente avulse dal nostro essere, permettendo una riflessione fenomenologica sul linguaggio e il campo comunicazionale.